Il Soave Superiore DOCG è considerato, a buon diritto, uno dei vini bianchi italiani più interessanti. Un vino proveniente dalla zona del veronese, infatti, è prodotto sulle colline ad est di Verona. La viticoltura in questo lembo di Veneto ha radici antiche. La zona di produzione comprende il territorio dei comuni di Caldiero, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Illasi, Lavagno, Mezzane di Sotto, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone, Roncà, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, San Martino Buon Albergo e Soave, dal quale prende il nome. La denominazione di origine controllata e garantita è arrivata nel 2011.

I vitigni, sia per la versione Classica sia per la Riserva, secondo il disciplinare di produzione, devono essere la Garganega con un minimo del 70%. Per completare si possono utilizzare, per un massimo del 30%, il Trebbiano di Soave e lo Chardonnay. È possibile aggiungere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione nella provincia di Verona, per un massimo del 5%. Le dolci colline del veronese sono ben soleggiate e contraddistinte da notevoli escursioni termiche tra le ore diurne e notturne e garantiscono una perfetta maturazione delle uve. Le diverse altitudini e condizioni climatiche sono state riconosciute con 33 Unità Geografiche Aggiuntive (U.G.A.).

Il sistema d’allevamento tradizionale è la pergola veronese, tuttavia, recentemente è stata adottata la forma a guyot. I suoli sono di origine vulcanica e ricchi di tufo, calcare e basalto. A livello sensoriale, il vino è di un bellissimo colore giallo paglierino brillante e le sfumature variano secondo la tipologia. Al naso sprigiona eleganti sentori di pesca, pera, mela, albicocca, biancospino e fiori di ginestra che ben si fondono con note agrumate. Al palato è piacevolmente fresco e sapido, coerente e persistente. È dotato di una buona capacità d’invecchiamento. A tavola trova abbinamento con svariate preparazioni a base di pesce come tartare di pesce, risotto alla pescatora, spaghetti alle vongole, baccalà alla vicentina, carni bianche, rollè di tacchino e formaggi freschi.

Dopo qualche decennio, ove la produzione era più attenta alla quantità che alla qualità, oggigiorno, con maggiori attenzioni sia nei vigneti con rese più basse sia in cantina, la denominazione è tornata tra la cerchia dei grandi vini bianchi italiani. I Soave che ho avuto modo di assaggiare più spesso sono delle aziende: Pieropan, Giannitesseri, Pra’, Inama, Suavia, Tenuta Sant’Antonio, Bolla, Vicentini Agostino e Corte Adami. Il presidente del Consorzio Tutela vini di Soave è Cristian Ridolfi, direttore di Cantina Santi – Gruppo Italiano Vini.

N.B. Questo articolo è stato pubblicato anche su: Ristorazione & Ospitalità nel mese di novembre 2023 / https://amira-italia.it/images/rivista/2023/Novembre_2023.pdf

