L’ Aglianico del Taburno è una gemma enologica italiana diffusa sulle pendici est dell’omonimo monte, fiore all’occhiello della Campania. Riconosciuta già a Doc nel 1986, dopo 15 anni è arrivata la certificazione più alta della scala che attesta i vini di elevata qualità, ossia la Docg. Il vitigno é giunto in Campania e nell’Italia meridionale ad opera dei Greci nel remoto VI° secolo a.C.. Per lungo tempo è stato ipotizzato che il nome derivasse, appunto, da Ellenico. Il vitigno maggiormente utilizzato (per almeno l’85%) che dà origine alla Docg è l ‘Aglianico, declinandosi nelle tipologie: Rosso, Rosso Riserva e Rosato.

I Comuni all’interno della Docg sono: Apollosa, Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise, Montesarchio, Paupisi, Torrecuso e Ponte e parte del territorio di Benevento, Cautano, Vitulano Tocco Caudio, tutti in provincia di Benevento. Il Monte Taburno, il cui nome deriva da Taurn, in dialetto significa montagna solcata da forre e canyon, sfiora i 1400 metri s.l.m. ed i vigneti posti alle sue falde beneficiano di una notevole e favorevole escursione termica tra le ore diurne e notturne. Il suolo è composto principalmente da scheletro, arenarie, argilla e calcare.

A livello sensoriale e in funzione alla tipologia o all’annata, si presenta nel calice con un bel colore rosso rubino intenso, piuttosto trasparente; al naso rivela sentori di frutta rossa, frutti di bosco, erbe aromatiche e spezie, in maggiore età di cuoio, liquirizia e caffè; al palato è decisamente corposo, con tannini poderosi e avvolgenti, il lungo finale lascia una scia piacevolmente fruttata. I piatti con cui si abbina al meglio sono: preparazioni di carni sia bianche sia rosse, pollame nobile, selvaggina, formaggi stagionati, zuppe di legumi, ma anche ricette più complesse. Il rosato si accosta bene a zuppe di pesce e zuppe di funghi.

La temperatura di servizio ideale è di 18°C. per il rosso e di 12°C. per il rosato. Tra i produttori più noti ci sono: Cantina del Taburno, Cantine Iannella, Azienda vitivinicola Masseria Frattasi, Cantina La Fortezza, Fattoria La Rivolta, Torre Varano, Benito Ferrara ed Il Poggio. L’ultima menzionata, non per ordine d’importanza, è un’azienda dinamica che ho avuto il piacere di conoscere con i suoi vini a Verona nell’occasione della 55ª edizione di Vinitaly, degustando anche i loro bianchi, Falanghina e Coda di Volpe Dop, ambedue dell’annata 2022. L’Aglianico del Taburno Safinos 2016, lo definirei, “poesia nel calice”.

N:B: Questo articolo da me scritto è stato pubblicato su Ristorazione & Ospitalità: https://amira-italia.it/images/rivista/2023/Maggio_2023.pdf
Grazie per aver letto l’articolo.

